Statistica, probabilità e “mistero” bayesiano

Di certo in molti avranno pensato quello che ho pensato io sulla vicenda a tinte fosche dell’affondamento del “Bayesian”, lo yacht di Mike Lynch, omonimo, per cognome, di quel regista, David, che potrebbe essere l’autore della storia o il soggetto di un suo film.

La questione ha uno sfondo un po’ inquietante per le cose che sappiamo (la coincidenza con la morte del socio di Lynch, Stephen Chamberlain; il presunto contatto con i servizi segreti di mezzo mondo e altre quisquilie di questo genere) e forse più che la sceneggiatura di un film di David Lynch, potrebbe essere quella di un film di Christopher Nolan (penso espressamente alla cupa ambientazione di “Tenet“): un magnate/oligarca cattivo (guarda caso dell’Est, notoriamente terra di cattivi: Andrei Sator) è in possesso di una tecnologia attorno alla quale ruota l’intero film.

Immagine del "Bayesian"

Una immagine del “Bayesian”

Quando stavo scrivendo la tesi di laurea, mi sono imbattuto in più di un’occasione nella statistica bayesiana – che ha fatto la fortuna di Lynch e a cui il veliero sul quale ha trovato la morte era dedicato – che mi aveva affascinato: senza procurarsi manuali di statistica, anche solo nell’incipit della voce Wikipedia si legge:

La statistica bayesiana è un sottocampo della statistica in cui l’evidenza su uno stato vero del mondo è espressa in termini di gradi di credibilità o più specificamente di probabilità bayesiana.

Verità, credibilità, probabilità, “stato del mondo”. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, al tempo in cui era per me fondamentale avere le basi della teoria della conoscenza (o “gnoseologia” o anche, con uno slittamento di significato spostato verso la filosofia della scienza, epistemologia); un tempo in cui la conoscenza proposizionale – un soggetto S conosce una proposizione p se: (1) p è vera; (2) S crede che p (S crede che la proposizione sia vera); (3) S è giustificato nella sua credenza – era una specie di stele di Rosetta, con cui confrontare le varie teorie che incontravo nella mia ricerca; un tempo in cui questa conoscenza proposizionale veniva messa in crisi da controesempi ineluttabili, come quello di Gettier (noto appunto come “il problema di Gettier“).

Ancora, sempre per citare una definizione (sempre su Wikipedia), quella di probabilità bayesiana recita:

La probabilità bayesiana è un’interpretazione del concetto di probabilità, in cui, anziché la frequenza o la propensione di qualche fenomeno, la probabilità viene interpretata come aspettazione razionale rappresentante uno stato di conoscenza o come quantificazione di una convinzione personale.

L’interpretazione bayesiana della probabilità può essere vista come coestensiva della logica proposizionale con l’inclusione del ragionamento tramite ipotesi, vale a dire, con proposizioni la cui verità o falsità è sconosciuta. Nella visione bayesiana, una probabilità viene assegnata a un’ipotesi, mentre nell’approccio frequentista alle inferenze, un’ipotesi viene tipicamente verificata senza che venga ad essa assegnata una probabilità.

Quale probabilità bayesiana (quindi: aspettazione razionale, stato di conoscenza, quantificazione di una convinzione personale!) aveva quindi il “Bayesian” di inabissarsi nelle acque di fronte a Palermo? Gli ingredienti per la spy-story sono serviti su un piatto d’argento…