Chi non ricorda l’incipit di una delle più celebri canzoni di Paolo Conte? La “Iannaccesca” Bartali, con il protagonista che sta lì, seduto in cima a un paracarro (una roba veramente d’altri tempi e molto piemontese, il paracarro…) che pensa agli affari suoi, mentre sta lì e aspetta Bartali, scalpitando sui suoi sandali.
Insomma: scrivere qualcosa prima che Nibali (che incidentalmente fa rima con sandali e Bartali…) vincesse in via definitiva, sarebbe stato presuntuoso e forse avrebbe pure portato un po’ di sfiga, ma la sfortuna qui non c’entra: questo piccolo grande uomo (65 chili di nervi e muscoli) è arrivato alla vetta non certo per questioni di fortuna o sfortuna e ha il merito – almeno per come la vedo – di riconciliare un po’ tutti noi (anche chi come me il ciclismo alla fine non l’ha mai seguito davvero e solo l’ha immaginato nelle filmiche sequenze della canzone di Conte, dove abbaia la campagna e c’è una luna in fondo al blu) con questo sport che negli ultimi anni, un campione via l’altro, ha sempre gettato la velenosa ombra del doping sulle vittorie dei protagonisti, con il conseguente tradimento di una fiducia.
Fiducia in primis che si instaura tra il campione del momento e un pubblico che magari sul paracarro non ci sta più, ma che con trepidazione segue e ha seguito questo sport nelle cui immagini di repertorio, ci ha sempre lasciato il sapore dell’eroismo, della fatica improba, quella della salita nella quale abbassi lo sguardo sui piedi, una pedalata via l’altra.
Poi, come molti in questi anni – a partire dal (o forse per arrivare al) catanese Luca Parmitano, altro eroe, stavolta astronauta, che racconta il suo sangue freddo nell’incidente occorsogli durante la missione in esterno nella stazione spaziale internazionale (trovate le sue vividissime parole qui) – si parla ancora una volta di un siciliano. Sarà che sono un po’ sensibile alla questione, ma, in certi momenti c’è di che commuoversi.
Bravo Vincenzo! (… e i francesi che s’incazzano, che le balle ancora gli girano… zazzarazzà zazzarazzà zazzarazazzarazzazzazzà…)