L’eternità della dannazione che le persone invocano dopo aver ascoltato la sentenza d’appello che – vizietto tra i tanti del nostro paese sfigato – ribalta completamente per prescrizione la precedente sentenza nella quale si condannava, per il processo Eternit, il magnate svizzero a 18 anni di reclusione e al risarcimento dei familiari delle vittime.
La giustizia dell’ultra terreno, valvola di sfogo religiosa che tutti i popoli hanno (avuto) per colmare le ingiustizie della vita terrena. C’è stato un periodo nella recente storia d’Italia in cui il credo religioso, pur forte, ha subito qualche flessione e le persone meno miti e meno inclini a piegare il capo nei confronti del potere hanno imbracciato le armi, dando seguito (forse involontariamente) a prescrizioni veterotestamentarie…
In quel periodo della recente storia d’Italia sembrava, paradossalmente, le cose andassero un po’ meglio: parla, fai, decidi, governa, ma fai attenzione a come ti muovi: qualcuno ti tiene d’occhio e come diceva una vecchia amica, “se chiudo un occhio non è per benevolenza, ma è per prendere meglio la mira”…
Queste sentenze purtroppo fanno rimpiangere quei tempi. Qui di seguito il commento di Roberto Saviano che gira su facebook:
Caso Eternit.
A quanto pare il processo Eternit si conclude oggi, con la richiesta di prescrizione. Giunto in Cassazione dopo due condanne a 16 anni in primo grado e a 18 anni in appello per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, il processo molto probabilmente si fermerà qui. Un processo epocale, il primo processo all’Eternit in Italia. Il primo processo che ha riconosciuto le responsabilità penali dei vertici di Eternit per le migliaia di vittime (circa tremila tra morti e ammalati) da amianto negli stabilimenti di Casale Monferrato, Cavagnolo, Bagnoli e Rubiera.
Schmidheiny sapeva che l’amianto era cancerogeno, sapeva che i suoi dipendenti si sarebbero ammalati fino a morire di una morte atroce, ma ha negato, minimizzato, per questo la condanna era stata esemplare.
Eppure nulla, anche in questo caso tutto sarà bloccato dalla prescrizione.
Ecco, in tempo di riforme costituzionali, per onestà, bisognerebbe chiarire una volta per tutte che l’Italia è una Repubblica fondata sull’istituto della prescrizione.