Chi mi conosce sa sono stato per anni un motociclista impenitente e ho placato questa mia smania da due ruote (motociclistiche) solo dopo un brutto incidente che ebbi ormai 7 anni or sono.
Una smania di due ruote che invece non ha praticamente subito interruzioni in ambito scooteristico, con la vespa.
Da un anno e un mese – anche per mutate esigenze (più spazio, più comfort, più agilità) – ho “convertito” quindi la moto (sulla quale comunque per un periodo ho continuato ad andare) in un “maxi-scooter” di nuova generazione (neppure tanto “maxi” visto che di cilindrata è un 350).
Dopo aver fatto ricerche sul web, letto decine di recensioni, adeguato l’occhio a un’estetica diversa dalla moto su cui si sale sempre e comunque come su un cavallo, ecc. ecc. mi sono deciso per il “Beverly” della Piaggio, di cui hanno tessuto (più o meno) motivate lodi.
Sotto alcuni punti di vista motivate: è un oggetto che ha consumi parchi, su cui si sta comodi in 2, è sufficientemente protettivo, ha 2 dischi dei freni che agguantano bene, è – primo della sua “specie” – dotato di abs e di sistema antipattinamento in partenza.
Dispositivo quest’ultimo che, all’acquisto, mi parve fin esagerato: addirittura “sgomma” in partenza? E invece il monocilindrico Piaggio picchia duro proprio ai bassi e se si spalanca troppo il gas, magari in sorpasso con la ruota posteriore sulla linea di mezzeria – fors’anche bagnata di pioggia – ci si rende conto che il gadget ha la sua utilità per evitare “scodate” impreviste e poco piacevoli.
Piaggio poi ha una solidità motoristica – almeno per la (mia esperienza di) vespa – abbastanza ineguagliabile, con motori che sono dei muli e vanno sempre.
Ma. Ci sono dei ma.
Primo tra i quali la pessima fattura dei cerchi (o un problema – per adesso a un anno e 7mila e fischia chilometri – non ancora risolto di equilibratura): in rilascio dell’acceleratore il manubrio muove come se avesse la ruota posteriore (o anteriore) “quadra”. Sensazione poco gradevole quando si piega (e io, nonostante sia scooter, piego e mi rifiuto di fare le curve senza sfruttare come si deve le leggi della fisica…) e in generale per un mezzo che agilmente raggiunge la velocità di 140 km/h sul contachilometri.
Poi, essendo uno che da ragazzo aveva il “Ciao”, ricordo di un problema con la pipetta della candela: ogni tanto per le vibrazioni si staccava. In questi giorni l’ho portato in manutenzione perché la settimana scorsa dopo una giornata sotto l’acqua sono miracolosamente tornato a casa “a singhiozzi” per un problema elettrico. Il ragazzo del concessionario dove l’ho acquistato dà la diagnosi: “è la pipetta della candela”.
Siccome ho deciso di non arrabbiarmi (parliamo di un mezzo che comunque costa oltre 5mila euro) voglio ricordare con nostalgia i bei tempi del “Ciao” quando era sì la pipetta della candela, ma il mezzo aveva ambizioni di tutt’altro genere. Ci sono cose che sembrano tornare ineluttabili nella nostra vita. Una di questa è: rischiare di rimanere a piedi per la pipetta della candela. Accadeva nel 1986 e così accadeva in un giorno piovoso della scorsa settimana.