Le terre dei fuochi e la smemoratezza nostrana

Di questi giorni la notizia dello “scandalo” che riguarda la cosiddetta terra dei fuochi, quella zona tra Napoli e Caserta caratterizzata, come dice la pagina wikipedia, «dalla presenza di roghi di rifiuti». Da anni siamo a conoscenza della situazione di emergenza che tale e tanta è in Italia, da diventare normalità. I campani si sono organizzati, ma nonostante le denunce e una storia più che decennale (per sommi capi l’accorata rabbia sfocia in un sito web dedicato: www.laterradeifuochi.it), per la schizofrenica italica informazione la questione sembra venire fuori solo quattro giorni fa sul «Corriere della Sera» (Terra dei fuochi, ecco come il Nord avvelena la Campania) e, in buona sostanza, solo perché si paventa un pericolo di contaminazione alimentare. La notizia è stata letta, nella rubrica Buonanotte che Massimo Gramellini tiene nel programma televisivo di Fabio Fazio Che tempo che fa, domenica sera e allora i riflettori si sono accesi:

  • «Il Sole 24 Ore» (17/11): Terra dei fuochi, la responsabilità delle istituzioni: analisi manomesse per non creare allarme sui pericoli;
  • «Il Fatto Quotidiano» (17/11): Terra dei fuochi e veleni, il perito dei pm: “Arpac e Provincia non hanno controllato”;
  • «Il Mattino» (18/11): Napoli, Terra dei fuochi, il papa vede la foto del bimbo morto e telefona (evito ogni sin troppo facile commento su un titolo che definirei infelice…);
  • «Il Secolo XIX» (stamattina): Terra dei fuochi: Bergoglio telefona a suor Teresa;
  • «Repubblica» (Napoli, stamattina): Terra dei fuochi, il Papa telefona a una suora;

Il sottoscritto, colpevolmente in ritardo nelle proprie letture, con un tempismo del tutto casuale, ha appena finito di leggere Gomorra, il bestseller di Roberto Saviano. Bestseller che titola l’ultimo capitolo proprio «Terra dei fuochi». Sono andato a vedermi per curiosità se non mi fossi sbagliato – magari stavo leggendo Zero zero zero, l’ultimo libro appena uscito – ma no, non mi stavo sbagliando: leggevo proprio Gomorra, il cui copyright è del 2006 (quindi SETTE anni fa) e la data di pubblicazione 2007 (quindi SEI anni fa). Perché tanto tempo tra quella denuncia e questa pubblica indignazione che, come diceva l’attore Marco Paolini, negli italiani dura quanto l’orgasmo? Ah… forse perché in Italia si leggono pochi libri (lo stesso Gramellini, che pure domenica sera Saviano ha citato, lo ha fatto sì per quella denuncia ma quando la fece per televisione, sempre a Che tempo che fa…).