L’idea era quella della gita fuori porta. Ma il tempo è stato quel che è stato e abbiamo ripiegato sull’auto come mezzo che ci permettesse lo spostamento con tutti i climi possibili. Questo perché non potevamo esimerci dal weekend promosso dal Fai, Fondo Ambiente Italiano, che ha aperto le porte – e sappiamo che questo accade una tantum – ai molti tesori di questa nostra Italia bistrattata (anche da questo punto di vista, oltre che da altri).
In particolare quello che siamo andati a vedere è proprio stato donato al Fai: si tratta della bellissima Abbazia di S. Fruttuoso, nei pressi di Camogli. Nella mia vita, nei transiti da e per Torino, quante volte sarò passato per la Liguria? Migliaia di sicuro. E chi lo sapeva che in un posto raggiungibile solo via mare o da qualche sentiero c’è un simile tesoro?
Qualche notizia e qualche sommario ragguaglio si trova alla solita voce Wikipedia, ma l’aspetto interessante è stato arrivarci. Inizialmente volevamo farla tutta a piedi partendo da S. Rocco, frazione a circa 200 m. sul livello del mare che si raggiunge dalla via Aurelia, all’altezza della località Ruta, ma un gentilissimo barista ci ha messo sull’avviso: poi come tornate indietro? Pensate di risalire per la stessa via? Se viene il nubifragio che promette la vedo dura…
Insomma: sano terrorismo di chi (1) conosce le sue zone e (2) vede che questi due non sono esattamente dei montanari attrezzati a ogni evenienza (se penso a come ho fatto in fretta in questi anni a tornare “urbano” e “cittadino” mi viene male…). Piano B: vi conviene scendere su Punta Chiappa (eh… si chiama così, con un primo pezzo di infiniti scalini spaccagambe…) e poi da Porto Pidocchio (e dove siamo in una fiaba dei fratelli Grimm?), lì vicino, vi imbarcate per San Fruttuoso e poi magari vi fate portare a Camogli, dove c’è un po’ di civiltà e riuscite a trovare un bus che vi riporta all’auto… Ecco qui c’è il numero della compagnia di navigazione: tenete presente che se il mare sale interrompono senza preavviso le corse e rimanete dove siete.
Quest’uomo del bar Pippi (Calzelunghe? La fiaba continua…), all’inizio della frazione di S. Rocco, non è un barista è il santo protettore dei turisti sprovveduti e la municipalità dovrebbe dargli un supplemento di stipendio! Facciamo come dice, imbattendoci in un’altra chicca meravigliosa, strategicamente (leggi: ci vai SOLO a piedi) a metà del percorso: la chiesa di San Nicolò di Capodimonte.
Arrivati giù aspettiamo quel che dobbiamo sull’approdo l’imbarcazione e per le 12,45 circa siamo a San Fruttuoso. Poca gente, il tempo non invoglia, ma l’accoglienza dei ragazzi è calorosissima: perché uno degli aspetti più interessanti di queste iniziative Fai è, oltre a far (ri)scoprire (e amare) pezzi pregiati d’Italia agli italiani, quello di coinvolgere le giovani generazioni, dai 15 ai 18-19 anni che, su base volontaria e opportunamente istruiti, fanno da guida ai visitatori.
Un’iniziativa encomiabile, utilissima a sensibilizzare le giovani generazioni verso il nostro patrimonio storico-artistico (e quindi tout court culturale).
Usciti dalla visita intorno alle 14,30 si è verificato quel che era nelle previsioni. Acqua a catinelle, mare da lupi (di mare) e stomaci resistenti: per quella mezz’oretta di navigazione – pur sottocosta e di modesto cabotaggio – si è ballato che era un piacere. Camogli ci ha accolto sotto un’acqua a scrosci, con un’immagine da cartolina d’altri tempi: i negozietti aperti nonostante il maltempo, un paio di pescatori che rimagliavano reti (volevo chiedere se erano veri o pagati dalla Pro Loco, ma dato il tempo atmosferico mi sa che erano veri e non si esibivano per turisti assenti…), la ricerca di qualche bugigattolo di locale dove prendere qualcosa di caldo – e l’abbiamo trovato perché abbiamo incontrato sulla nostra strada altri commercianti che hanno saputo indicarci i posti giusti…
Nonostante – o forse anche grazie – al maltempo, una bella gita, alla scoperta di quelle meraviglie che abbiamo sotto casa e non conosciamo.