In una specie di mantra quasi ipnotico Giovanni Lindo Ferretti, diversi anni fa, cantava, in Tabula rasa elettrificata uno splendido album dedicato alla Mongolia, Gobi, il cui testo è semplicemente questo:
Quanto è alto l’ universo quanto è profondo l’universo
mille i Nomi di Budda
mille
diecimila
e quello che verrà
‘Alto’ e ‘profondo’ è diverso da ‘grande’, ma la canzone-mantra dei CSI mi è venuta in mente lo stesso, quando ho visto questa notizia pubblicata dall’ESO, l’European Southern Observatory, nella quale si dice che il telescopio dell’Osservatorio Paranal in Cile ha realizzato diverse immagini ad altissima risoluzione della Via Lattea che, composte successivamente in un mosaico, hanno dato luogo a una immagine finale di 108.200 per 81.500 pixel, contentente circa nove miliardi di pixel e… circa 84mila stelle.
La cosa simpatica è che l’immagine si può… scaricare. In formato originale pesa 24 GB, mentre per chi si “accontenta” ne esistono versioni a minor definizione che vanno da 3,9 GB (e quindi stanno dentro un dvd) o ancora inferiori. Quando si dice Via Lattea, pensando a “casa nostra”…
Ah, se qualcuno avesse dubbi sulla (stretta) correlazione tra arte e scienza può sempre guardare questa galleria: http://www.eso.org/public/images/