C’è stata la tragedia del traghetto a popolare i notiziari, altrimenti allucinanti per qualità e quantità di notizie, degli ultimi giorni (arriva il freddo; la morsa del gelo; non si spende più; Natale in economia e via (dis)correndo verso il piattume di banalità e luoghi comuni). Anche qui non si è immuni dalla retorica: dagli “angeli” che salvano (ma scusate, in caso di emergenza non è semplicemente il loro dovere?) i passeggeri del traghetto all'”orgoglio” verso la marineria italiana, da riscattare dopo l’affaire Schettino, con il comandante che, anche qui: facendo semplicemente il suo dovere, ha lasciato per ultimo la nave. Il tutto passando per le voci discordanti tra la versione ufficiale fatta di bravure ed efficienza nella gestione dell’emergenza e quella dei passeggeri che hanno lamentato il mancato tempestivo allarme.
Il dato più sconcertante però in tutto questo è la notizia, arrivata nel notiziario di stasera, secondo la quale pare che certi “uomini” (chiamiamoli maschi va, che forse è meglio: gli uomini sono un’altra roba) hanno picchiato delle donne al solo fine di essere tratti prima in salvo.
Ora: molte cose, stando seduti comodamente a casa, magari dopo lauti banchetti natalizi, non si possono comprendere e quindi diventa difficile parlarne, ma…
- sul traghetto la situazione, per come sembra siano andate le cose, era grave ma non disperata;
- gli aiuti – mercantili, rimorchiatori, elicotteri con gli angeli sopra, ecc. – erano comunque nei pressi a dar man forte alla macchina dei soccorsi e, siamo sicuri, non avrebbero mollato;
- in un mondo che si vorrebbe civile le priorità sono di per sé evidenti: prima i bambini e gli anziani o/e i malati; poi le donne (che vanno con i bambini se con questi intrattengono un rapporto parentale) e alla fine gli uomini dotati di sana e robusta costituzione.
Invece è successo che questi hanno picchiato delle donne per salire prima sul verricello. Una roba da accapponare la pelle e ora che sono (quasi) tutti salvi (purtroppo), ci vorrebbe che qualcuna di queste signore malmenate o anche solo maltrattate mettesse in moto qualche pestaggio trasversale nei confronti di questi simpaticoni. Mi rendo conto: sono poco urbano e per niente ecumenico. A Natale di fronte a certe cose non mi sento affatto condiscendente né più buono.
Non so se fosse una situazione di vero panico, ma credo che non sia facile non fare uso della propria forza quando è in gioco la vita. Ci vuole un autocontrollo notevole. Quando ho sentito la notizia l’ho trovata raccapricciante, ma soprattutto perché ho pensato a come mi sarei comportato io in quelle circostanze. Mi sono chiesto se sarei stato in grado di trattenere l’istinto. E non mi sono dato una risposta. Ho solo sperato di poter trovare la forza di affrontare un pericolo mortale senza perdere la dignità. E questo è quanto succede regolarmente di fronte ad un pericolo mortale.
Caro Luca, non so.
Forse bisognerebbe rileggere un po’ tutti “I sommersi e i salvati” di Levi. Credo che ciò che ci fa esseri umani sia il dominio di questi istinti. Il non dominio su di essi ci rende bestie appunto. E non che non si sia dimostrato ampiamente di esserlo! Basta vedere come abbiamo conciato il pianeta e le altre bestie che uomini non sono… Se si possono comprendere cose del genere ovviamente non le si possono condividere. E queste stesse situazioni si possono comprendere però, come ho scritto, se e solo se realmente di estremo pericolo. Un estremo pericolo che, almeno stando alle cronache, non mi è parso di ravvisare. Certo: qualcuno è morto e questo è senz’altro un segnale forte, ma gli elicotteri, i mercantili e i mezzi di soccorso erano comunque lì. Motivo sufficiente, secondo me (ma sempre in linea teorica: come dici poi nelle situazioni bisogna trovarcisi), per dominare gli istinti di cui sopra e soprattutto evitare di malmenare i più deboli.