Complice la calura e i paesaggi riarsi che in questi giorni solco, più o meno quotidianamente, in sella al vespino, mi sono tornati alla mente due episodi recenti di cronaca che fanno di questa profonda provincia – sospesa tra il suo glorioso passato e la quiete di un presente un po’ anonimo – un luogo assai più movimentato di quel che sembra. Parlo di due centri di attività umane, a due passi da questi residui pezzi di campagna: una banca e un centro commerciale.
Agli inizi di aprile il tentativo (parzialmente fallito) di una rapina in banca. Una microscopica filiale sulla Tosco-Romagnola del cui sportello bancomat ho fruito di tanto in tanto. La rapina fallisce perché… uno dei rapitori, al termine dell’azione criminale ha un malore. Malore fatale che si scoprirà essere un infarto. Il complice, capito quel che stava accadendo, dopo un paio di tentativi di rianimazione fugge – con la refurtiva – lasciando l’altro al suo destino (la camera mortuaria). La notizia è ancora online a questo link.
Questo invece solo di un paio di giorni fa. Centro commerciale IperCoop di fronte alla Strada di Grande Comunicazione (SGC: acronimo imperscrutabile per chi viene per la prima volta da queste parti) Firenze-Pisa-Livorno, per gli amici sinteticamente FI-PI-LI. Tre uomini irrompono nel centro commerciale con passamontagna e pistole (si scoprirà: scacciacani) seminando autentico panico tra i presenti. L’idea: non rapire le casse, ma una coppia di fidanzati (amici) che, a far la spesa lì, si sarebbe dovute sposare a giorni. Il panico è autentico ma il tutto voleva essere uno scherzo che è costato ai tre una denuncia per “procurato allarme”. Poteva, come scrive il giornalista, andare molto peggio. Sarebbe bastata la reazione di qualche guardia giurata in servizio (o delle forze dell’ordine intervenute) che invece le pistole le hanno vere. A questo link il racconto.