La via oscura – qualche riflessione

Ho finito di leggere ieri sera La via oscura, di Ma Jian, consigliatomi tempo fa da un amico. Sembra lontano dai temi su cui lavoro negli ultimi anni (la questione energetica), ma non lo è così tanto. E non lo è perché banalmente di risorse – in generale – ce ne sono di più o di meno se a consumarle siamo di più o di meno. L’annosa (e soggetta a enormi tabù) questione demografica – sempre poco sviscerata almeno nel nostro paese in cui si parla di “inverno demografico” (che vale per il nostro paese, ma appena fuori dai confini l’inverno è di nuovo primavera o estate piena…) – ha avuto almeno un maldestrissimo tentativo di azione, non qui ma nella popolosa Cina, con la celebre “politica del figlio unico“. Un tentativo (ripeto: decisamente maldestro), calato dall’alto, di contenere l’esplosione demografica dagli anni che vanno dal 1979 in poi, fino almeno al 2013, anno di ufficiale abolizione di quella che è stata a tutti gli effetti una sorta di follia.

Manifesto pubblicitario sulla politica del figlio unico

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Follia ben narrata nel romanzo crudo, a tratti cruento, di Ma Jian, in cui si racconta la vicenda di una coppia che in sostanza si dà alla macchia, per sfuggire alla “polizia di pianificazione familiare” (una roba a dir poco orwelliana) e accetta lavori e compromessi di sempre più basso livello, pur di rimanere “liberi”. Libertà a cui vanno messe le virgolette perché, tragedia nella tragedia, come accadeva in una Italia di decenni fa (neppure troppi se ci si pensa), la libertà è quella maschile di disporre della propria consorte in sostanza come “fattrice”. La protagonista resta incinta dopo la prima figlia, ma la coppia viene scoperta e… vabbè, non faccio troppo spoiler. In ogni caso si ha l’impressione di una discesa nell’inferno perché al degrado morale, diciamo così, si accompagna il degrado degli ambienti nei quali la famigliola protagonista della narrazione è costretta ad agire: discariche (del mondo occidentale) in cui questi “migranti interni” disgraziati sono costretti a lavorare e a vivere, in mezzo a rifiuti di ogni genere, inizialmente vari (oggetti rotti, tipicamente di plastica) e poi in un distretto specializzato nel recupero dei dispositivi elettronici (del primo mondo). Reietta e costretta all’inferno più degli altri che compongono il terzetto (padre, madre, figlia), la protagonista femminile. Non entro in dettagli e non dico nulla sull’epilogo, ma è un romanzo terribile, che getta una luce davvero sinistra su una nazione enorme, la maggiore potenza mondiale insieme agli USA, che ha grandi se non grandissimi problemi di diritti civili.

Si dirà: sì ma è un romanzo. Già, ma per questo romanzo in sostanza Ma Jian è stato costretto all’esilio, prima a Hong Kong e, dopo che questa è tornata cinese, in Europa (prima in Germania e poi a Londra, recita il risvolto di copertina sulla nota biografica). Da leggere, ma da prepararsi a prendere cazzotti nello stomaco…