San Andreas: gli States e il senso del ridicolo

Cercavo un articolo che lessi su un vecchio numero di “Internazionale”, relativo alla cronica siccità che affligge la California da qualche anno. Mi serviva per fare un discorso sugli eco-migranti e sul fatto che i problemi climatici non solo colpiscono il Terzo Mondo (e quindi a chi già migra per scappare dalle guerre si aggiunge chi migra per scappare da zone in cui la vita non è più possibile perché, per esempio, la terra si è inaridita…) ma anche il Primo. Anzi il cuore del Primo Mondo: gli States.
Confidavo nel fatto che il sito mi desse qualche riferimento e invece a un certo punto mi imbatto su una specie di (video)recensione (questa) che parla del film San Andreas. Genere del film: catastrofico. Per curiosità, pur temendo il peggio, ho deciso di spendere il mio tempo per guardarlo. E ho fatto male. O bene, dipende sempre dal punto di vista. Insomma si è trattato, al netto di effetti speciali sempre più sofisticati, di un polpettone in salsa hollywoodiana veramente difficile da masticare e digerire. Le solite cose… le devo ripetere? Il protagonista, una montagna di muscoli tesi a compensare un solo motoneurone che deve sovraintendere a tutto, che sprizza testosterone da tutti i pori e che con tutti quei muscoli riesce a “sconfiggere” il terremoto mettendo in salvo la (ex) moglie (con la quale ovviamente si ricongiunge) e l figlia. Sullo sfondo la ricerca del sacro Graal scientifico dei geologi: la possibilità di prevedere i terremoti. Terremoti – nel film ci sono sempre e solo quelli e gli effetti speciali compensano la recitazione di serie Z dei protagonisti – la cui magnitudo, in sequenza, è la più devastante della storia e viene prevista, seppure al fotofinish, da un professore del (celebre) CalTech (California Institute of Technology).
Insomma una follia i cui spezzoni possono essere degni dei migliori blob di Ghezzi, come la scena finale in cui, tutti sani e salvi, dopo l’arrivo dell’esercito della salvezza, la guardia nazionale e chi più ne ha più ne metta, la moglie guardando il paesaggio devastato dalla collinetta in cui si trovano, pronuncia la memorabile frase: “E adesso cosa faremo?” e il testosteronico marito repica altrettanto memorabilmente: “Ricostruiremo tutto…”, mentre la camera lascia loro due allarga sul paesaggio e inquadra una malconcia bandiera nazionale che si srotola per rifulgere.
Non so chi siano i destinatari, nel paese d’origine, di queste autentiche porcherie, ma veramente c’è da scompisciarsi dal ridere per la totale assenza del senso del ridicolo!

Un fotogramma del film

Un fotogramma del film