Acqua


Di Beppe Grillo si possono avere le opinioni più diverse e qui non ne voglio discutere. Semplicemente nei recessi della memoria mi sono tornati alla mente alcuni suoi sketch di quando faceva il comico professionista e andava a portare in giro i suoi spettacoli.
Nel suo stile “urlato” – che personalmente trovo insopportabile, ma nel tempo è diventato la sua cifra stilistica – ricordo portò in scena diversi monologhi, tra i quali quello su acqua e petrolio. Quella meritoria banca dati che è YouTube, fa sì che con qualche colpo di click si riescano a ritrovare quelle parole che, a distanza di così tanti anni suonano non solo vere (e sempre più drammaticamente) ma “assuefacenti” per tutti noi: quella che fu a suo tempo denunciata come una “stortura del sistema” è diventata oggi la regola e ormai pochi, pochissimi sembrano far caso a questa faccenda.
In questo vecchio monologo, per esempio, il comico genovese parla di petrolio (il cui prezzo è ancora in lire… quindi possiamo essere sicuri che siano passati minimo una ventina d’anni buoni…) e mobilità (l’auto che fa 100 km con 2 litri di benzina e – pur con un rasoio di Occam adeguato ai tempi dello spettacolo teatrale – risolve così il “costo” che il petrolio dovrebbe avere, e non il prezzo, per pagare tutti i danni che produce all’ambiente e la diminuzione dell’inquinamento ambientale da emissioni…), ma anche di acqua, con la frase che, a suo tempo mi rimase impressa (cito – dal minuto 5:22 al minuto 5:50):

Quale cultura, quale civiltà al mondo ha mai pagato la pioggia [quella che diventa acqua da bere… n.d.r.]? la nostra! L’abbiamo privatizzata! E chi ce l’ha? I peggiori: Ciarrapico… quelli lì… e allora paghiamo 1.200 lire al litro quest’acqua perché qui a Roma magari beviamo la San Pellegrino che è di Milano e a Milano bevono la Ferrarelle che è di Roma. Eh! E allora noi abbiamo sull’autostrada 500 camion che vanno avanti e indietro che se ognuno si bevesse la sua cazzo di acqua toglieremmo 500 camion avanti e indietro e questa qui [indicando la bottiglia che ha in mano] costerebbe la metà!

E chiosa: «È il più grande business perché l’acqua la beviamo tutti». Come dargli torto? Sono passati vent’anni, forse più, e c’è chi sull’acqua ci ha costruito degli imperi economici. Gli spazi pubblicitari che costano di più su tutte le reti televisive sono quelli nelle fasce orarie in cui ci sono i telegiornali o la classica “prima serata”, dove gli ascolti aumentano perché le persone, magari con gesto automatico, cliccano sul telecomando e nonostante la qualità del giornalismo, in 20 minuti tentano di capire se qualcosa di rilevante è successo nel mondo o ancor meglio nel proprio “orto” (l’Italia). Ebbene: guardate quali sono le pubblicità che passano in quegli orari. In molti, moltissimi casi, sono pubblicità delle acque (che insieme a quelle dei supermercati e delle automobili sono tra le prime in classifica come bombardamento mediatico quotidiano cui siamo sottoposti). Sono gli spazi pubblicitari che in assoluto costano di più. Ed è business, sì!
A campione mi sono “divertito”, negli ultimissimi tempi – dalla sera del mio compleanno a oggi, quindi 15 giorni giusti, anzi 16, visto che luglio ne ha 31. Mia moglie beve solo acqua naturale (neppure frizzante) e quindi l’acqua la si ordina sempre. Ecco, a campione, i risultati (i km sono calcolati con Google Maps, seguendo il “percorso più veloce”). Questi sono stati i ristoranti frequentati nell’ultima quindicina di giorni:

Ristorante Acqua Km
Brusson (Val d’Aosta) Acqua Tavina (Salò, Brescia) 281
Agnano (Pisa) Acqua Frasassi (Serra San Quirico, Ancona) 321
Tirrenia (Pisa) Acqua San Benedetto (Scorzè, Venezia) 340
Pietrasanta (Lucca) Acqua Plose (Bressanone, Bolzano) 466

Certo, mi si dirà, il campione non è significativo, sono solo 4 ristoranti. Vero, ma è un campione per il quale in media (una media che, estendo il campione potrebbe anche tranquillamente aumentare…) l’acqua che è arrivata al nostro tavolo ha percorso 352 km e non ho ragione di pensare che questo valore cambi molto se aumento il numero di luoghi frequentati. Questo anche perché il “massimo” (dei minimi…) l’abbiamo raggiunto un paio d’anni fa con una vacanza a Riga, in Lettonia, dove ci hanno servito… Acqua Panna (che appartiene alla multinazionale Sanpellegrino che a sua volta appartiene al gruppo Nestlé, quindi non sappiamo dove venga imbottigliata in realtà, ma se fosse Scarperia, in provincia di Firenze, sarebbero 2.191 km e se fosse Scorzè sarebbero comunque 1.972 km).
Insomma, se dovessimo cominciare da qualche parte, potremmo cominciare a esigere di bere “ognuno la sua cazzo di acqua”, come diceva il Grillo dello scorso secolo. Abito in Toscana e me ne vengono in mente al volo almeno un paio: una famosissima, la Uliveto (Uliveto Terme è letteralmente qua dietro…) e una nota solo localmente poco più lontano, nella zona da cui vengo, Massa-Carrara, l’acqua “Fonteviva” ex Evam (acronimo che semplicemente sta per Ente valorizzazione acque minerali). Quanti camion (e quanta CO2) leveremmo dalle strade?
Ci sono almeno due cose curiose che sono il segno dello zeitgeist in cui stiamo vivendo:

  1. l’acqua da bere – bene primario e fondamentale (non ne possiamo fare a meno…) – che nel nostro immaginario (senza dubbio condizionato dalla pubblicità…) è quanto di più “pulito” ci possa essere, quando imbottigliata, porta con sé due forme di inquinamento contro cui l’umanità intera sta lottando: quello dei gas serra (gli scarichi dei camion che la trasportano, le industrie che producono la plastica delle bottiglie in cui viene infilata) e, appunto la plastica – perché ci sono plastiche “irrinunciabili” (e che durano moltissimo: penso a quelle che rivestono il mio scooter e che hanno una vita potenzialmente molto lunga) e quelle di cui senz’altro si può fare a meno (quella delle bottiglie appunto: finita l’acqua che la contiene la bottiglia di solito viene buttata…);
  2. sul cibo la battaglia per il “km 0” è stata portata avanti a tratti tenacemente: com’è possibile che ci si sia “scordati” completamente dell’acqua?

A questa pagina si trova il report Natural Mineral & Spring Waters. The Natural Choice For Hydration dell’European Federation of Bottled Waters (EFBW). Sono delle slide, la cui numero 3 è interessante perché ci dice (con i numeri) “quanto” l’acqua sia un business (anche per l’indotto dell’imbottigliamento) in Europa, che è il continente che ne consuma di più (in bottiglia). E dell’Europa, quale dei paesi sta in cima alla classifica? Domandina semplice semplice di cui lascio a voi la risposta.