El Pibe de Oro

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Diego Armando Maradona

Sarà che i figli devono “uccidere” i padri, sarà che mio padre ha sempre giocato (come amatore) a calcio – come mio zio, che “rischiò”, a suo tempo, di fare carriera, perché era un buon centravanti, ma in un tackle gli entrarono malamente una volta distruggendogli un malleolo e la carriera sfumò… – sarà che a casa il giornale “istituzionale” era la Gazzetta dello Sport, sarà che proprio non ce n’era, ma insomma a me e a mio fratello del calcio proprio non ce n’è mai fregato nulla. La mia cultura calcistica si interrompe alle figurine Panini del campionato di calcio 1977-1978, poi gli interessi, gli sport, le amicizie e tutto il resto è stato altro, con un sempre più marcato distacco da quel mondo, vieppiù incomprensibile.

Una premessa doverosa, questa, per dire quel che di ovvio (e forse scomodo per la maggioranza) c’è da dire, ovvero: che forse sto delirio per la morte del giocatore di calcio Diego Armando Maradona ce lo potevamo risparmiare. Certo: è stato un grande campione. Certo: ha fatto molto parlare di sé e anche molto discutibilmente, viste le dipendenze da droghe, le collusioni malavitose e quant’altro. Capisco anche che questa notizia sia anche una perfetta “arma di distrazione di massa”, la distrazione dalla monocorde e monotematica questione covid, ma… i TG nazionali non hanno proprio null’altro da dire?

Già siamo preda di una sorta di anestesia e ipnosi di massa legata alle molte ore di computer che ogni giorno ognuno di noi trascorre – per chi è lavoratore del cosiddetto “terziario” – tra riunioni su meet, zoom, skype call, messaggi whatsapp, e-mail, proposte di webinar e chi più ne ha più ne metta… viviamo già in una specie di bolla a cose normali, se poi la bolla diventa surreale fino a questi punti forse lo spettacolo migliore da vedere per tornare alla realtà è il fuoco del camino accesso (pure lui un po’ ipnotico in verità, ma almeno non sta su uno schermo e scalda per davvero…).