Avevo già in mente di scrivere qualcosa sul film visto il 4 sera: The imitation game. Mi incoraggia il fatto che il mio storcere il naso nei confronti del film sia simile a quello di autorevoli persone come Luigi Civalleri, matematico enfant prodige, normalista a Pisa, convertitosi dopo questa formazione così specializzata, alla (alta) divulgazione scientifica, con incarichi prestigiosi presso prestigiose case editrici italiane (per dirne una: se Armi, acciaio e malattie – il long seller di Jared Diamond – è stato tradotto in italiano presso Einaudi ed è appunto diventato, come era destinato ad essere, un libro di successo, lo si deve a Luigi Civalleri, nella sua veste di talent scout di saggistica straniera), nonché (anche mio) docente del corso di editoria insieme a Martha Fabbri, al master in comunicazione della scienza della Sissa, 11 anni or sono.
La segnalazione dell’opinione di Luigi mi arriva da Fabio Turone che, sul gruppo Swim (acronimo di Science Writers in Italy) cui sono iscritto, ne ha postato l’opinione. Il punto di vista – che ho condiviso con la mia compagna all’uscita del film – è in qualche modo complementare a quello segnalato in queste due recensioni (una qui e l’altra qui) dallo stesso Luigi. Ovvero: Benedict Cumberbatch, l’attore (anche bravo) che interpreta il Turing adulto nel film, sembra la (brutta) copia delle 3 serie (da 3 puntate l’una) di Sherlock (qui il dettaglio), realizzate dalla BBC e liberamente ispirate al celebre personaggio di Sir Conan Doyle. Essendo “liberamente ispirate” ci stava anche far essere lo Sherlock moderno un “sociopatico ad alta funzionalità”, così magistralmente interpretato dall’attore inglese, ma se uno ha visto quelle puntate (uscite in Italia ma passate evidentemente sotto silenzio – tanto che noi l’abbiamo visto in lingua originale – ma con fondamentali sottotitoli, almeno per me, per un inglese velocissimo del quale francamente nulla capivo) e poi vede questa interpretazione di Turing, beh viene da pensare che il povero Cumberbatch sia rimasto prigioniero di un ruolo. E un buon attore, ahimè, si vede piuttosto dalla sua versatilità nell’interpretare diversi personaggi (penso, in piccolo, al gladiatore trasformatosi in un tutto sommato credibile John Nash).
Quindi resta da capire, seguendo la recensione italiana al film fatta da Leonardo, se nasce prima l’uovo o la gallina: è stato deciso di far essere Turing un sociopatico ad alta funzionalità (o, come sostiene Leonardo, un Asperger) per dare il ruolo a Cumberbatch, oppure la sceneggiatura, che già prevedeva questa curiosa interpretazione nella quale il povero Turing veniva così dipinto, ha visto in Cumberbatch – che già aveva espresso questo ruolo così bene in Sherlock – il miglior candidato?