Ai miei genitori, fuggiti, in questo 2024, verso altre linee del tempo.
Talvolta, e per taluni, la sproporzione tra le possibilità che si affacciano nel mondo cui viviamo sono tali da indurre giustificazioni a quel che accade, che stanno nella twilight zone, quella zona crepuscolare dove tutto sembra possibile e soprattutto dove ogni cosa sta tra il vero, il verosimile, il possibile e magari l’assurdo – perché in certe occasioni assurda, alle persone di buon senso, sembra essere la realtà stessa.
C’è un antesignano a questa sorta di “commistione” tra realtà e fantascienza che è, per me che scrivo, illustre ed è una sorta di piccolo best seller nel suo genere: Piove all’insù di Luca Rastello, giornalista torinese che ebbi modo di conoscere prima che anche lui, qualche anno fa, migrasse verso altre linee temporali. Luca scrisse e descrisse con occhio sensibile e acuto la realtà degli anni ’70 del secolo scorso, in quel fremito di “realizzabilità dei sogni” di una società (italiana) più equa e più giusta che lo connotò, ma che poi le vicende – note e a lungo analizzate – e quel che accadde, di fatto negarono. I suoi “inserti” fantascientifici, frutto di quelle letture post-adolescenziali e psichedeliche, hanno inizialmente un effetto straniante sulla trama del libro stesso, ma poi, come per magia (magia di cui sono capaci i grandi scrittori, e Luca lo era), tutto sembra tornare, tutto sembra avere un suo equilibrio narrativo.
La spassosa genesi di quello che invece qui voglio segnalare è legata a un recente articolo comparso sul magazine online “Rivista Studio”, in cui, nel 2016, «Donald Trump diventa Presidente degli Stati Uniti, e la sensazione di essere in un punto sbagliato dello spazio-tempo si diffonde velocissima». Insomma: si “dà la colpa” di quel che accade a qualcosa che va storto nella realtà attuale. Un tema caro a chi, come il sottoscritto, è cresciuto a pane e “Ritorno al futuro”. Ma partiamo dall’inizio, che è anche l’inizio dell’articolo di “Rivista Studio”: «Le persone chronically online conoscono bene la cosiddetta Darkest Timeline, nota anche come Weasel Timeline. Breve riassunto: nell’aprile del 2016 una donnola si mette a masticare i cavi elettrici che portano energie al Large Hadron Collider del Cern di Ginevra. La donnola muore, bruciata viva dalle scosse elettriche. Il Large Hadron Collider smette di funzionare per un po’ […]. Nel corso di quell’anno, si verificheranno eventi che lo faranno passare alla storia come uno dei peggiori mai vissuti dall’umanità».
Questo l’incipit dal sapore apocalittico dell’articolo che prosegue in una apparente fuga verso una sfrenata fantasia: il legame tra la donnola a Ginevra e la morte violenta di altri piccoli mammiferi “esotici” ma in qualche modo da compagnia a New York, sembra essere legata dal tenue e invisibile filo di questa Darkest Timeline, questa linea del tempo sotterranea e nascosta che mette in relazione eventi apparentemente del tutto sconnessi tra loro. Per l’esattezza a morire a New York sono lo scoiattolo Peanut e il procione Fred.
Nella strampalata logica di questa fantasmagoria – volta, ricordiamolo, a dare una giustificazione (im)plausibile del perché il mondo va come va – la morte di questi due animaletti è di nuovo foriera di sciagure e, in particolare, del dejà vu legato alle elezioni statunitensi, quelle appena avvenute in questo 2024: «questo potrebbe essere l’evento che decide – vogliamo essere ottimisti: contribuisce a decidere – chi vincerà le elezioni negli Stati Uniti. Uno scoiattolo è morto a New York, ucciso dal personale specializzato del Department of Environmental Conservation (DEC) dello Stato di New York. Essendo questi gli Stati Uniti, lo scoiattolo è morto di una morte violenta: gli animalisti dicono che questa è la versione animale della police brutality». Inciso: quando il mondo animale diventa non solo protagonista, ma determinante per la sorte dell’umanità tutta, non può non riaffiorare alla mente la celebre Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams. Fine dell’inciso.
Fatto sta che, per tornare alla realtà, Peanut lo scoiattolo esiste(va) per davvero e ha ancora un profilo Instagram con 700mila followers – ma che, andandolo a vedere, nel frattempo sono diventati oltre 900mila. La realtà assume subito una coloritura che sarebbe comica se non fosse realmente tragica: «L’intervento del DEC, come spesso accade negli Stati Uniti quando la pubblica autorità esercita la sua forza sui privati cittadini, è degenerato subito: Peanut ha morso una delle persone incaricate di portare via lui e Fred, fatto che ha reso inevitabile la soppressione sua e del procione. Il motivo è sempre lo stesso: potrebbero avere la rabbia, l’infezione si può appurare solo con un’autopsia, in attesa dei risultati tutte le persone entrate in contatto con gli animali sono caldamente invitate a parlare con il loro medico di base», racconta ancora “Rivista Studio”. L’umano, tal Frank Longo, che ha adottato Peanut e Fred, dopo aver mandato all’inferno il delatore che ha indicato al DEC i due animaletti, ha messo su una raccolta fondi (per cosa, si chiede “Rivista Studio”, non è chiaro) che però ha già raggiunto i 160mila dollari. Segno, anche questo, che viviamo comunque in realtà parallele.
La storia dovrebbe finire qui e dovrebbe avere poco o nulla di interessante, se non come caso di routine riguardante la salute pubblica in uno stato americano, qualcosa che normalmente riguarderebbe solo i residenti locali. Tuttavia, la morte di uno scoiattolo, Peanut, ha scatenato una controversia di portata nazionale e un dibattito politico durante la campagna elettorale americana. In particolare, il tema è stato ripreso dai repubblicani, che hanno iniziato a vedere lo scoiattolo come simbolo della propria battaglia, mettendo in secondo piano animali “totemici” come l’elefante e l’aquila.
In particolare, Elon Musk ha contribuito a trasformare questa vicenda in un’arma retorica – quella che in inglese si dice weaponization: prendi una cosa che non è intesa per far del male a nessuno e la trasformi in un’arma – accostandola a discorsi familiari anche altrove, come la paura che la sinistra voglia limitare le libertà personali e sottrarre beni e animali domestici. I repubblicani hanno inoltre legato la storia a temi quali il possesso di armi e l’immigrazione, descrivendo un governo intenzionato a limitare le loro libertà.
Donald Trump è diventato il “protettore” di Peanut – potremmo dire quasi obtorto collo, visto che inizialmente pare non fosse molto d’accordo – con immagini satiriche che lo ritraggono in compagnia dello spirito dello scoiattolo. Nonostante il silenzio ufficiale di Trump sull’episodio, alcuni suoi sostenitori hanno espresso rabbia verso il governo per questa vicenda, mentre politici come J.D. Vance hanno cercato di sfruttare la storia per guadagnare consensi.
Sia come sia quello che scriviamo, lo scriviamo adesso che Trump è, con largo consenso, il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Evento inequivocabile che sembra altrettanto inequivocabilmente corroborare la Darkest Timeline Theory.