Ebbene sì, lo confesso: tardivamente sono stato coinvolto da Lost, la serie di telefilm statunitense – forse sarebbe meglio dire, per le dimensioni che la storia ha assunto, la telenovela, o qualcosa del genere – dei sopravvissuti al volo 815 della compagnia aerea “Oceanic”. Avendo acquistato (ed essendomi stati regalati) i cofanetti delle serie fino alla 4 – Feltrinelli, a prezzo stracciato, sotto Natale – ed essendo uscita in tv in anni in cui ero in altre faccende affaccendato, a oggi ho visto l’intera prima serie (in meno di venti giorni) e sono alla fine del primo dvd (contenente 4 episodi).
So di sembrare marziano, ma chi mi conosce sa che non è infrequente che io non conosca cose che tutti sembrano conoscere. Ma poi, come in questo caso, recupero. L’aspetto intrigante – e centrale – personalmente sta nella “questione eistemologica” (chiamiamola così, anche se mi pare di darle fin troppo valore…) legata all’ambivalenza dell’atteggiamento scientifico di Jack (il medico) versus quello “fideistico” di John. Elemento che, presente nella prima serie, sembra esacerbarsi nello scontro tra i due (e anche in tensioni interne dei singoli personaggi, che pur sempre sono esseri senzienti e razionali…), sin dall’inizio della seconda serie, quando si tratta in sostanza di inserire ogni 108 minuti il codice.
Beh, insomma, arrivo ultimo a queste considerazioni, visto che esiste niente popo’ di meno che una Lostpedia, una sorta di Wikipedia tutta dedicata alla serie (non che Wikipedia non abbia le sue brave voci con dovizia di dettagli, per altro). Insomma: arrivo ultimo in un mondo intimamente esplorato, fino nei dettagli. Ma… ma tra le tante cose inverosimili – accettate dal telespettatore come “patto” per poter guardare la serie tv senza porsi troppe domande (e molto scherzosamente nei contenuti speciali alla file della prima serie, Jimmy Kimmel, chiede all’attore Matthew Fox – interprete di Jack Shephard – uno dei tanti segreti dell’isola: come mai la sua barba rimane sempre della solita lunghezza…) – ve ne sono due più inverosimili delle altre.
La prima: John ha donato un rene a suo padre e ha una cicatrice sulla schiena. E’ vero: non tutti siamo dottori, ma questo è un po’ prendere in giro deliberatamente le persone… Le operazioni ai reni (trapianti e quant’altro) NON vengono fatte sulla schiena, ma si opera davanti, all’altezza delle anche, sollevando completamente l’intestino e tutti gli organi contenuti nel peritoneo. E’ l’unico modo sicuro per accedere a quella regione del corpo come tecnica chirurgica. Dietro si ha la colonna vertebrale e oltre alle ossa, una fitta rete di nervi, oltre al midollo spinale: sarebbe impensabile pensare di prelevare un rene da lì (come lo so? L’anno della maturità a scuola, a un compagno di classe diagnsticarono una nefrite tale per la quale si rese necessario il trapianto di rene). Eppure…
La seconda: se non è verosimile che John abbia una ferita sulla schiena per l’asportazione del rene, è altrettanto inverosimile che possa essere così àmbito il burro di arachidi. Claire Littleton, incinta, ne ha una voglia matta nella prima serie e siccome sono “naufraghi” in un’isola (apparentemente) deserta, Charlie finge di trovargliene un po’ e nel gioco perverso di assaggiarlo aprendo un barattolo vuoto, c’è tutto il godimento come se fosse vero che il barattolo sia pieno della preziosa sostanza. Nel quarto episodio della seconda serie il “sogno” si realizza per le provviste contenute nella “botola”… C’è dell’incredibile nella serie Lost per questo: barbari, barbaroi, “coloro che non conoscono la lingua/le usanze”, molto più per la questione del burro che per quella della ferita… 😉
Buon Natale a tutti!