Il tesserino (da giornalista)

Quest’anno non ho rinnovato l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti del Piemonte, cui afferisco. Nonostante la “fatica” fatta per iscrivermi e l’illusorietà che questo potesse offrire una pur minima chance per trovare lavoro – in un tempo in cui il lavoro era precario e mi barcamenavo sbarcando il lunario alla meglio – constatato che non solo così non è e che nella mia esperienza trattasi in sostanza di un inutile ammennicolo (conosco almeno un paio di fior di giornalisti che non sono iscritti né lì né altrove) per cui si paga tassa, ho deciso che in tempi di spending review era ora di chiudere il cordone di quella borsa.
Ma l’ho chiuso per la vergogna. Per la vergogna di condividere quel tesserino con persone di infimo valore morale, prezzolate e prive di ogni scrupolo e qualsivoglia senso di responsabilità. La decisione scaturì da questa notizia (poiché nel grande fiume di internet tutto scorre, allego a più imperitura memoria, a questo link il PDF della stessa notizia) che sembrò arrivare giusto nel momento di rinnovo della quota annuale, ma di esempi di pessimo giornalismo e di pessimo servizio pubblico in Italia ne abbiamo avuti molti e continuiamo ad averne.
L’ultimo, in ordine di tempo, è questo (qui il PDF) ed è quello della peggior specie e quindi quello più diffuso.
Questo “signorone” (voglio essere urbano… ma il suffisso fa rima con “coglione”), privo di una qualsiasi argomentazione di carattere scientifico, probabilmente incapace di distinguere il clima dal meteo, non trova di meglio che attaccare il conduttore sul piano “personale”, bollandolo come sadico a partire dal titolo.
Il futuro non è roseo e la magnifiche sorti non sono più tanto progressive ma questo non è quel che ci si vuol sentire raccontare in nome di una economia che pensa solo alla crescita, al PIL che deve crescere, anche se ormai dello zero zero e qualcosa. In nome dei sacri dogmi del mercato e del compra compra compra, getta getta getta. Vogliamo ancora essere liberi di stare col SUV acceso con l’aria condizionata a spippolare sui nostri cazzo di cellulari, questo il messaggio caro Luca Mercalli, “did you understand?”
In un paese serio questo signorone dovrebbe essere sospeso dal servizio per grave danno alla nazione. Perché il problema esiste e, si dà il caso che sia anche il “problema dei problemi”: quali energie per il futuro? Quali modelli di sviluppo (e NON di crescita, sono due cose ben differenti) per lasciare che nell’antropocene la Terra – che pure se l’è sempre cavata con o senza di noi (senza forse meglio, almeno per le altre specie diverse dai sapiens) – continui a essere la nostra casa? Domande troppo difficili per il signorone, a cui viene dato spazio non dal giornalino della parrocchia (che merita tutto il nostro rispetto), ma sulle colonne del «Corriere della Sera» che ho creduto ancora uno dei pochi giornali seri.
Ma mi sbagliavo.

il signorone

il signorone