Brutti monumenti per “Monumenti brutti”

Si sa, il Natale è un momento un po’ così: si va dai parenti, ma è anche – e per fortuna sempre – un momento di vacanza e, nel senso quasi etimogico del termine, ogni tanto si “vaga” per la città. Ma il vagare di questa mattina, complice (sempre) il troppo cibo, aveva anche un preciso scopo che consiste nell’alimentare il gruppo Facebook realizzato dall’amico Pietro Cambi dal programmatico titolo “Monumenti brutti“.

Mi sono sempre ripromesso di dare il contributo non banale che la cittadina da cui provengo può offrire in tal senso. Un contributo capitalizzato in anni di bruttezza, i cui primi “sintomi” risalgono a molti anni fa (certe “vocazioni” si vedono in filigrana…) e allora mi sono fatto un tour e semplicemente mi sono limitato a scattare qualche immagine di tali trionfi.

Si parte, arbitrariamente, dalla Piazzetta del Mercato, in cui a distanza di pochi metri l’una dall’altra si trovano questi due pezzi incomparabili (in tutti i sensi):

immagine della scultura

“Anubi” di Novello Finotti

che merita anche una visione “di profilo”:

immagine della scultura

“Anubi” di Novello Finotti, vista di profilo

Credo che il nome popolare di questa statua sia “Alien” o qualcosa del genere… Però, dicevamo, a breve distanza abbiamo non una scultura, ma una fontana dedicata ad Afrodite, nella personale interpretazione dell’artista Vito Tongiani:

immagine della fontana

Il “Trionfo di Afrodite” di Vito Tongiani

Ecco, anche su questa non commento perché… non sono un critico d’arte, diciamo così. Quando ero ragazzino però era in voga il detto «impara l’arte e mettila da parte», ovviamente l’arte era quella di imparare a far qualcosa (magari di manuale – quanto ce ne sarebbe bisogno!) e “conservare” questa sapienza nel caso in cui un giorno servisse, ma ovviamente il motto cascava a fagiolo interpretando l’arte nel senso più proprio del termine (scultura, pittura ecc.) per, appunto, metterla da parte. E in effetti forse qualche amministratore cittadino deve aver pensato un po’ questa stessa cosa, se “Anubi” (per gli amici “Alien”) e “Afrodite” (per gli amici “Shiva danzante”) sono state messe in questa piazzettina defilata del centro storico… Ma non è necessario fare molti passi per arrivare all’opera antesignana di tutto ciò, “costruita” (le virgolette sono d’obbligo e guardando si capirà il perché) negli anni ’80 del secolo scorso (ah, che anni, gli ’80!), per commemorare la Resistenza, anche se più che un monumento alla Resistenza sembra un insulto:

immagine della scultura

“Bella ciao”, monumento alla Resistenza di Pietro Cascella

Il monumento è da sempre noto alla cittadinanza come “il carciofo”. Ma è bene esplicitare quello che il lettore vagamente intuisce: non si tratta solo dei singoli monumenti che, pur brutti, potrebbero essere “centellinati” sul territorio (un po’ di brutto qua, un po’ di brutto là…), ma quel che dà il maggiore sconforto è la concentrazione dei medesimi nell’arco di poche centinaia di metri quadrati. Perché adesso vicino al “carciofo” ci hanno messo anche “il culturista”…

immagine della scultura

“Il culturista” – si suppone sia un monumento al cavatore, ma non ne abbiamo la certezza e non sappiamo neppure chi ne è l’autore. Da notare che sulla sinistra compare un pezzo del “carciofo”.

Su Google Maps la statua la li può vedere anche da dietro, in modo da mettere in evidenza anche l’orribile struttura che costituisce gli uffici del Comune della città, edificata, credo, nei meravigliosi anni ’60, con questo bell’effetto fisarmonica…

panoramica statua e comune della città

Una panoramica del “culturista” visto da dietro e dell’edificio del Comune della città. L’immagine è tratta da Google Maps.

Mi fermo qui. Ma solo perché la “chicca” – nel summenzionato fazzoletto di terra del centro cittadino – che campeggiava in Piazza Bastione, in realtà è stata spostata ormai diversi anni fa nel Parco della Rinchiostra. Si tratta di una statua dello scultore (sempre locale) Gigi Guadagnucci, detta “La lavandaia”. Nella sua versione “originale” (ovvero: appena inaugurata) dai seni della procace lavandaia zampillava acqua (era in effetti una fontana) e questo lo ricordo distintamente anch’io. Evidentemente però anche per i massesi quando è troppo è troppo e il monumento/scultura/fontana tra il porno-trash, il pessimo gusto (sempre vincitore) e qualcos’altro di indefinibile, è stata a più riprese oggetto di atti vandalici (soprattutto imbrattature). Qui di seguito due articoli, ancora online (corredati di foto della suddetta “lavandaia”, così vi fate un’idea…): il primo sulla testata online «Qui News Massa Carrara» risalente al 20 agosto 2016 e il secondo comparso in tempi più recenti (22 febbraio 2022) sulla testata online «Diari toscani» in cui si narrano un po’ di vicende e retroscena di questa brutta statua (di cui compare qui una rara immagine frontale), anch’essa ormai confinata in un parco a metà strada tra la città e la marina…