Uno degli aspetti che della scienza (e non solo) mi affascina è la “capacità di sintesi” secondo il criterio della semplicità. Per esempio i pochi segni grafici come E=mc² – che credo sia una delle formule più “(ab)usate” della storia della scienza – che indicano l’equivalenza di energia, massa e quadrato della velocità della luce. Una robetta difficile da immaginare su due piedi e per la quale immaginiamo la quantità di esperimenti, formule e ragionamenti siano stati necessari per arrivarci.
Ma quella – di tutta questa storia di formule, ragionamenti, pensieri, confronti e quant’altro – ne è la “sintesi perfetta”. Una sintesi per la quale si cerca di passare, come fattivo progresso scientifico, dalla teoria alla pratica. L’alchimia, lo sappiamo, era una fanfaluca che per altro ipotizzava di mutare il piombo in oro, secondo le leggende più accreditate. Poi la chimica fanfaluca non lo è stata più e, grazie a quella “mappa” nota a tutti come “tabella periodica degli elementi”, è stato realmente possibile trasformare un elemento in un altro, scinderlo, dividerlo con reazioni controllate o – più per i fisici nucleari – “bombare” (con neutroni lenti, per esempio) trasformando ancora una volta elementi in altri.
Ma adesso la famosa equazione di Einstein, quella per la quale la materia è “convertibile” in energia (ricordate l’auto del dr. Emmett Brown che va a rifiuti?) è – o sta per diventare – realtà. Una realtà che nella sua ipotesi asintotica sarebbe il sogno (meglio: l’utopia) di creare energia (da pochissima materia, perché poca ne serve) utile a spostarsi (magari negli spazi stellari) o a scaldarsi, soprattutto “pulita” e senza residui.
Mentre al Cern con Lhc i fisici sono già riusciti a convertire materia in energia facendo sbatacchiare fasci di protoni che nei loro urti generano molte cose, tra le quali fotoni, il contrario – ovvero convertire luce in materia – non era ancora riuscito, ma… ci siamo vicini!
Qui di seguito un breve elenco di fonti (divulgative, online):