Coccodrilli. Così si chiamano, in termini giornalistici, gli articoli (e per estensione i servizi televisivi) che vengono preparati in redazione quando… beh quando uno sta per passare all’altro mondo.
Può sembrare cinico, ma l’esigenza di flusso dell’informazione impone anche questo, soprattutto quando l’agonizzante ha un trapasso che lascia il tempo per poter immaginare l’istante successivo all’ultimo respiro. Così mi sono immaginato in quanti, dalle redazioni delle grandi testate in giù (o in su… dipende dai punti di vista) fino al “giornalino di parrocchia”, sul web, nelle patrie redazioni televisive (anche qui: dalle nazionali alle locali) stiano scrivendo di quel “grande vecchio” che ancora è Andrea Camilleri (infatti il tempo verbale al presente indica che questo NON è un coccodrillo su Camilleri…).
Quando è arrivata la notizia al TG oggi, è come se mi avessero detto che hanno appena ricoverato un anziano zio, che da tempo non vedo, ma al quale sono molto affezionato. Ho letto pochissimo di lui e ancor meno, forse, ho visto: sono da questo punto di vista forse la persona meno indicata a tracciare un ricordo, foss’anche personale, della sua figura, di ciò che ha realizzato, di quanto ci ha regalato, del modo garbato, così “fuori moda”, di (de)scrivere storie e personaggi, trasposti, conservando lo stesso garbo, sul piccolo schermo. Quel piccolo schermo che è sempre e solo stata la punta d’iceberg di una vita intellettuale intensa, di cui poco sappiamo (ma di cui, ahimè, probabilmente presto sapremo, dai coccodrilli…).
Le sue brevi introduzioni a ciò che Montalbano avrebbe fatto nella puntata che il telespettatore si stava accingendo a vedere, ricordano davvero una televisione d’altri tempi e, a me, in particolare, ricordano – pur trattandosi d’altro genere (fantascienza e non gialli) – ciò che Rod Serling raccontava, fumando una sigaretta davanti alla cinepresa in bianco e nero, introducendo appunto gli episodi della prima fortunata serie di Ai confini della realtà.
Da ultimo il suo Conversazione su Tiresia, perché alla fine lì, alla cultura classica che già contiene tutte le storie, bisogna tornare…
Ciao maestro: questo non è un coccodrillo e se tornerai, quella parte d’Italia che trepida per la tua salute, sarà lì ad aspettarti e acclamarti.