Se il senso civico di un paese si misura (anche) dal rispetto verso i cittadini, allora, ancora una volta siamo indietro. Non voglio parlare dei massimi sistemi che, pur gravissimi, sono (più o meno) noti a tutti, ma dei disservizi minimi, quotidiani per i quali l’assenza di informazione in primo luogo è ciò che infastidisce di più.
Tutti sentiamo quotidianamente di “treni soppressi” nelle stazioni: sono un ex ferroviere e anche solo 10 anni fa sopprimere un treno (verbo piuttosto macabro, ma che rende l’idea) era un evento eccezionale, legato a una qualche calamità. I treni, anche con 2 giorni di ritardo (non scherzo!) arrivavano. Adesso è prassi comune: i materiali rotabili ferroviari sono quello che sono e questo accade senza che nessuno batta ciglio (d’altra parte in questo paese nessuno batte ciglio neppure per questioni ben più gravi…).
Nella amena località in cui vivo, in capo a un paio d’anni è accaduto che in paio d’occasioni, per manutenzioni che supponiamo essere ordinarie e quindi programmate – supponiamo, perché neppure di questo si sa qualcosa – nessuno avvisò la cittadinanza interessata dalle manutenzioni, con un cartello nel quale semplicemente si diceva che dalle ore x alle ore y l’acqua sarebbe venuta a mancare. Stamattina è successo con l’Enel: uscito dalla doccia (quindi l’acqua calda c’era, quindi la caldaia funzionava, quindi l’energia elettrica c’era) faccio per attaccare il phon e asciugarmi i capelli e scopro che non funziona. Vado a vedere e lo switch del “generale” è in “on”. Chiamo il numero verde “guasti” al quale risponde un risponditore automatico che, per non sbagliare, ti chiede il codice POD, una roba che si trova sulla bolletta. Il macchinario da quello deduce da dove chiami e dov’è situata l’utenza e un altro macchinario vocale ti descrive l’ovvia realtà nella quale sei già ben presente: c’è un guasto e ci stanno lavorando. Si prevede la mancanza di fornitura elettrica fino alle 11,30. Bene, ma DIRLO PRIMA brutti stronzi?