Molte delle persone che mi conoscono sanno che “per divertimento” ho una piccola attività editoriale. Poche copie, pochi titoli, qualche soddisfazione – in certi casi anche molta, come nel fortunato “best seller” (di nicchia) che è stato e ancora è Il paese degli elefanti.
Ma non scrivo per incensare né me stesso né la mia attività: faccio quello che posso come tutti e con i limiti ben chiari e sempre presenti di non voler lucrare con questa attività a cui dedico sostanzialmente dei ritagli di tempo. Ma accadono cose curiose in questo mondo editoriale. Gli editori (soprattutto i piccoli) fanno la fame e dovrebbero essere tutti insigniti all’istante quanto meno del cavalierato del lavoro (visto che – bene o male – comunque fanno girare un’economia, spesso rimanendo con qualche spicciolo in tasca…), dal momento che, fatto 100 il prezzo di un libro, il 65% se ne va serenamente in distribuzione e sconto alle librerie (pressoché unico settore al mondo, quello delle librerie, che può farti dei resi a distanza di anni…). Rimane quindi un 35% con cui si dovrebbe pagare un minimo diritto d’autore (6-7%: quindi scendiamo al 28%) e lo stampatore (e quindi si arriva al 2-3% di “guadagno”, quando va bene).
Ma non solo. Al netto di questi fatti, solitamente noti agli addetti ai lavori, accadono altre cose curiose, come la richiesta di volumi da parte di librerie (magari anche molto grandi) “concessionarie”. Un po’ le antesignane delle librerie online come IBS, Amazon, Libreria Universitaria, La Feltrinelli (online), ecc. Una di queste la “Li.Co.Sa” di Firenze – e mi sembra giusto fare anche nomi e cognomi e mettere alla pubblica gogna chi se lo merita – è, nei miei confronti, insolvente per un serie di libri che lungo tutto il 2015 ho regolarmente fornito, evadendo i loro ordini, ma per i quali NON mi è MAI stato corrisposto nulla.
A nulla sono servite mail o telefonate di protesta, anzi: questi un bel giorno, nella schizofrenia più completa, mi hanno pure mandato un sollecito per l’evasione dell’ultimo ordine che ovviamente mi son guardato bene dall’evadere almeno fino a quando non verranno messi a posto gli arretrati. Stiamo parlando di “spiccioli”, forse 50 o 100 euro al massimo. Ma spiccioli su cui faccio andare avanti questa attività. Allora il problema qual è? Il problema è che l’ignaro lettore (o anche la libreria) che in buona fede va alla Li.Co.Sa. (dove “Sa” finale sta per “Sansoni”, non proprio l’ultimo editore del mondo…) questa storia non la sa e quando la Li.Co.Sa. gli dirà che quel libro non è riuscito a recuperarlo per indisponibilità da parte dell’editore, la colpa ricadrà… sull’editore.
Quindi (1): non solo non pagato, ma anche reo di non aver soddisfatto le richieste del cliente. Questo giusto perché stavo mettendo un po’ d’ordine nella contabilità e nelle mail delle richiese dello scorso anno. Nel client di posta elettronica ho creato una bella cartella dal titolo significativo: blacklist.
Quindi (2): caro lettore, se proprio vuoi avere il libro che cerchi e riesci a non essere tanto pigro da fermarti a far la richiesta a Li.Co.Sa. (o a qualunque altro distributore o libreria concessionaria insolvente) e navighi un minimo il web, magari quella casa editrice la trovi su internet e se riesci a fare una richiesta diretta forse prendi anche un po’ di sconto in più. Perché magari il libro c’è, ma non venendo pagato non viene neppure distribuito (almeno non da me di sicuro: lavorare gratis si chiama volontariato e ne decido io i modi e i tempi).
Buon 2016 a tutti!
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La signora Chinnici: un appunto editoriale
Chi mi conosce sa che tra le tante passioni nutro quella per l’editoria: di quella “passiva” (l’acquisto di libri, ahimè, molto più della lettura) non parlo, ma voglio dire solo due parole sulla parte “attiva”, per la quale mi sento minimamente titolato per aver fondato una casa editrice e, per passione, ancora pubblicare libri per una seconda, fondata, questa volta, come associazione culturale senza fini di lucro.
E’ una questione di sensibilità personale forse. Ma, a certi livelli, anche di profonda coerenza. Mi spiego meglio: Fazio Fabio fa televisione pubblica (e pubblicamente ribadiva, non più tardi di ieri sera, questo suo ruolo che dura da trent’anni…) con un programma il cui format è però prodotto dalla Endemol. Cito testualmente dalla voce «Endemol» di Wikipedia:
Fino all’aprile del 2012 – lo confermano fra gli altri il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore – Mediaset controllava poco più del 33% di Endemol (l’11% direttamente, il resto attraverso controllata spagnola tramite scatole cinesi).
Un comunicato dell’ottobre del 2013, diffuso dalla stessa società, ha ribadito il cambiamento dell’assetto societario avvenuto oltre un anno e mezzo fa.
Il nuovo investimento del gruppo Mediaset è da interpretare come spostamento dell’attenzione su chi produce i contenuti rispetto a chi li trasmette. Ma in Italia tale operazione ha suscitato non poche polemiche anche a causa della peculiare situazione tv, dove 3 soggetti condividono le maggiori risorse e solo 2 lottano per gli ascolti e raccolgono pubblicità consistente; in particolare, molti si sono subito chiesti che fine faranno i numerosi format prodotti da Endemol e trasmessi dalla RAI (tra cui Affari Tuoi), e se l’ente pubblico risentirà dell’affare, anche a causa del duopolio; e anche i giornali hanno dato ampio spazio all’affare concluso. Pochi commenti invece in Spagna: pur se Telecinco fa parte della cordata, Marco Bassetti (importante uomo Endemol) ha spiegato a “La Storia Siamo Noi” che le rivali, TVE in testa, vogliono comunque mantenere e comprare format dell’azienda, in particolare l’ente pubblico spagnolo ha trasmesso per un po’ di tempo “Identity” (l’equivalente di Soliti ignoti – Identità nascoste) e I migliori anni.
Riprendendo indiscrezioni pubblicate sul sito americano The Daily Beast, il 20 agosto 2010 il quotidiano economico Il Sole 24 ORE segnala che Endemol avrebbe raggiunto un livello di indebitamento pari a 3 miliardi di euro, pari a circa 10 volte il margine operativo lordo (ebitda). Da parte sua, Endemol ha dichiarato di non avere problemi finanziari e di essere semmai pronta a nuove acquisizioni. Secondo quanto scrive Il Sole 24 ORE nell’articolo Allarme debiti per Endemol, la situazione rappresenta invece un campanello d’allarme che imporrebbe un gigantesco piano di ristrutturazione finanziaria.
Al netto di questioni finanziarie di cui non ci occuperemo (sebbene poi i soldi spieghino molte cose – compresa questa), Fazio Fabio, che immaginiamo democratico centrista o di centro-sinistra, ha un programma che i cui share, se la mia analisi non è sbagliata, sono sostanzialmente un punto di vanto (e magari soldi) per Mediaset. Dobbiamo dire a chi appartiene Mediaset? No, non dobbiamo. Così siccome il Fazio Fabio show è diventato quello che prima di lui fu il Maurizio Costanzo show – hai scritto un libro (non importa se bello, brutto, degno o non degno) e sei abbastanza famoso? Vieni da noi a presentarlo, così ti facciamo da trampolino di lancio editoriale – succede che, non sempre ma abbastanza spesso, i libri sono pubblicati, indovinate da chi? Mondadori (spessissimo) ed Einaudi (che comunque fa sempre capo al signor Berlusconi, visto che appartiene al gruppo Mondadori).
Roberto Saviano, amico di Fazio Fabio, pubblica il suo bestseller «Gomorra» con chi? Mondadori. Ricordiamo che a Saviano Gomorra “costa” una vita impossibile e sotto scorta da anni. Eppure pubblica con chi questo paese l’ha governato pubblicamente negli ultimi vent’anni. Non più tardi di ieri sera – sempre dal pulpito di Che tempo che fa – l’Onorevole Stefano Rodotà criticava l’operazione “resurrezione” che Renzi ha implicitamente realizzato incontrando, ancora una volta, Berlusconi. Il Berlusconi decaduto da senatore e condannato. Il Berlusconi che però ha le mani in pasta con Endemol e ha come cosa sua la Mondadori. Quella stessa Mondadori con cui è comparso il titolo di quello che dovrebbe essere anche un libro commovente, scritto dalla figlia del giudice assassinato dalla mafia Rocco Chinnici: E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte: Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia.
Bah, sarò io che son troppo rigido, in questo mondo fluido dove tutto si mescola con tutto, ma dico: uno non campa perché se i Casalesi possono lo fanno a fette; l’altra ha avuto il suo affetto forse più grande, il padre, saltato in aria e con tutti gli editori che ci sono in Italia (ne ricordo, banalmente uno di Palermo, che fa cose bellissime: Sellerio), proprio con Mondadori dovevano pubblicare? Saviano forse questa cosa l’ha capita (Vieni via con me e ZeroZeroZero sono Feltrinelli…), ma quanti che si dicono “contro”, che hanno vissuto sulla propria pelle delle storie pazzesche pubblicano come nulla fosse con la casa editrice in mano a uno dei personaggi più dubbi che la storia repubblicana abbia avuto! Per molti è un dettaglio. Ma i dettagli rivelano. Rivelano una semplificazione (i “buoni” da una parte, i “cattivi” dall’altra) che nasconde una realtà complessa. Molto complessa.