L’estate – al netto del caldo, per altro piuttosto considerevole, di questi giorni – è, per quel che mi riguarda, qualcosa che ha sempre più a che fare con una sorta di condizione metafisica le cui componenti – tutte fisiche – sono le medesime (e comuni a tanti, se non a tutti): i cieli blu, le giornate che, come da ragazzo, sembrano di nuovo infinite per luminosità e respiro, poter concedermi ogni tanto quello che da ragazzo era la norma: il mare la mattina (per carità: per poi rincasare e lavorare alacremente il pomeriggio, sia mai!).
Ma tra le cose che in questi anni hanno connotato “l’estate”, dacché sono tornato a vivere in Toscana, c’è la frequentazione dell’arena Roma, un cinemino all’aperto, proprio dietro la Torre di Pisa, dove (ri)propongono i film dell’inverno appena passato, nel caso in cui qualcuno di questi ce lo si sia perso, o – nel caso di cinefilia dichiarata – si voglia fare il bis. Un cinemino alla Nuovo Cinema Paradiso, semplice, con le sedioline di plastica, la ghiaia a terra, mai troppo frequentato (in rarissimi casi l’ho visto pieno), con il regolamentare baracchino-bar da una parte per i generi di conforto (bibite, gelati, caffè). Il tutto nella più genuina modestia, quella che mi fa sentire di essere esattamente dove voglio essere: in un posto tranquillo, a godermi un po’ di fresco mentre guardo un film. Ieri sera abbiamo inaugurato la stagione con una pellicola che non rimarrà nella storia della cinematografia, ma utile a “staccare”. Siamo arrivati e le luci erano ancora accese – compreso quel cielo blu la cui notte arriva tardi tardi – accolti da una bella colonna sonora, tra cui spiccava anche la malinconica Mad world, colonna sonora di Donnie Darko, nella interpretazione di Gary Jules e Michael Andrews. Chissà, forse ogni felicità, anche presente, ha in sé la malinconia di una passata.