Molte delle persone che mi conoscono sanno che non faccio mistero del mio essere schierato contro la costruzione dell’Alta Velocità in Val Susa. I motivi li ho discussi ampiamente qui e non ho intenzione di ritornarci su questo post nel quale, soprattutto, vorrei essere breve.
Da quasi un anno però non frequento la Val Susa e non sono parte attiva (se mai io lo sia stato in qualche frangente…) del Movimento No Tav. Questo però non significa che, anche solo a distanza, non continui a seguire una vicenda, la cui distanza – spaziale, soprattutto, non certo emotiva – permette di focalizzare una storia che, nei suo contorni appunto, appare grottesca che, come diceva il filosofo (Nietsche, mi pare, da qualche parte), “se non fosse tragica, sarebbe comica”. Gli spunti di comicità ci sono e sono anche tanti, ma in tempi di recessione come quelli attuali c’è davvero ben poco da ridere.
L’ultimo atto è stata questa manifestazione romana, (di cui però faccio un link qui anche al PDF, nel caso in cui il link al web venisse sostituito o non funzionasse) di un paio di giorni fa, e la cosa che mi ha colpito è come invece io sia vicino ancora, a distanza di un anno, a tutta questa faccenda: curiosamente e con una certa serendipity la persona ritratta in foto è un mio conoscente, Antonio, celebre nel movimento soprattutto in Toscana. Una bella persona, d’altri tempi, di quelle che vanno al sodo delle questioni, alle quali i giri di parole non piacciono tanto. Anzi gli piacciono così poco che per aver espresso quel che pensava ha passato dei guai.