Venerdì pomeriggio sono andato, per una “toccata e fuga” legata a un convegno, a Bergamo. Bergamo, profondo nord, quello anche un po’ leghista, quello che alcuni suoi abitanti pensano essere mediamente meglio del resto della nazione per operosità e qualità di quel che ha e produce, ecc. ecc.
Ebbene: intanto scendo da Italo che ha i 15 minuti di ritardo che non mi permettono di prendere il regionale che avevo immaginato. Questo perché (1) il ritardo è sufficiente a farmi perdere il treno in questione e (2) il treno in questione – uno dei pochi diretti che da Milano Porta Garibaldi porta a quello che ancora è un capoluogo di provincia – è al binario 18, un binario strategicamente introvabile se il treno, com’è stato il caso mio, arriva al “piano di sopra”. la grave colpa è non essere mai sceso alla stazione di Porta Garibaldi (Milano, profondo nord, a qualche mese dall’Expo 2015, stazione capolinea dell’Alta Velocità…) e quindi di non sapere che la stazione sta su due piani e che i binari dal 14 al 20 stanno sotto. Ma agli autoreferenziali milanesi evidentemente non interessa mettere uno o più cartelli di indicazione per il povero sventurato che lì ha da scendere, ha poco tempo e vorrebbe raggiungere nel più breve tempo possibile il proprio treno.
Niente da fare: mi arrendo e prendo quello dopo. Certo il servizio è frequente ma è una salto a ostacoli: per fare i 50 chilometri che separano le due città del ricco e industrioso nord, bisogna cambiare minimo 1 volta se non 2. Mi va bene: cambio solo una volta e mi faccio i miei 20 minuti di decantazione a Lambrate, luogo che frequentai assiduamente qualche anno fa per lavoro (e la cui frequentazione oggi, a distanza di 4 anni, non rimpiango nemmeno per un secondo…).
Cerco conforto in una macchinetta distributrice di generi e vivande, ma dal vetro vedo un tramezzino e un pacchetto di patatine “appesi” tra il dispenser e il vetro; il monito è chiaro: lascia perdere. Potrei andare al bar ma affrontare altra umanità che sgomita e schizza a destra e sinistra mi fa desistere.
Idem al ritorno: scendiamo a Pioltello Limito per il cambio che ci permette di arrivare a Porta Garibaldi a prendere il treno che ci porterà a Firenze. Si capisce che stanno facendo dei lavori, ma questo non giustifica l’andazzo: sembra ci abbiano bombardato, non c’è un segnale, un cartello, un orario! Sui treni, gestiti ormai da “Trenord”, si viaggia su vetture alta capacità dismesse dalle ferrovie: non un annuncio e se ti affacci con difficoltà si riesce a vedere in che stazione si è. E penso a me che sono ancora sufficientemente giovane e aitante. E gli anziani? E gli stranieri?
Lo sfogo un po’ qualunquista non è solo per lo status quo al solito deprimente, ma per la presunta superiorità – assolutamente ingiustificata – che mediamente gli abitanti del nord (con i lombardi in testa) hanno nei confronti del resto della nazione: prima di pensarsi meglio degli altri, bisognerebbe provare a guardarsi intorno e capire dove si vive…