La morte di Robin Williams coglie tutti noi di sorpresa. La vita – quella vera – delle celebrities ci è sempre ignota. Così nessuno sapeva che il caro vecchio Mork che su un uovo veniva da Ork di quando ero bambino soffriva di depressione e aveva problemi con l’alcol. Una brutta notizia sulla quale mi è venuto quasi da piangere e da farmi domande sceme del tipo: “ma una persona così che dalla vita possiamo ragionevolmente supporre abbia avuto tutto, com’è che decide di farla finita?”.
Domanda scema appunto, che denota una qual certa mia superficialità: le cause di certi “mali” sembrano prescindere da ogni condizione sociale. La vita è sempre una questione personale, difficilmente negoziabile col prossimo, chiunque esso sia. Del pari la solitudine è questione metafisica difficile/impossibile da comunicare. E così tutte le persone del mondo (e sono convinto siano molte) che hanno sorriso o pianto di fronte alla scena di uno dei suoi molti indimenticati film a nulla sono servite per farlo desistere da questo proposito.
Addio Robin, anzi “nano-nano”. Un giorno forse da qualche parte su Ork ci incontreremo, chissà.