«Non c’è niente di più rumoroso di una manifestazione di sordi». Così esordisce Silvia Bencivelli, ex collega del master triestino alla Sissa e anche un po’ amica, frequentata meno di quel che vorrei per il semplice motivo che ognuno a quest’età, ma soprattutto i free lance, hanno come principale occupazione rincorrere i propri guai, con l’aggravante che non abbiamo nemmeno un Roxy bar al quale incontrarci…
Così esordisce quando – alla fine delle proiezione del documentario sulla Lingua Italiana dei Segni (Lis), ieri sera al cinema Arsenale di Pisa, da lei realizzato e da Chiara Tarfano – le viene chiesta la genesi di quest’idea. L’idea arriva appunto quando, attraversando piazza Venezia a Roma, in piena mattina (avete presente che specie di girone infernale è quel posto vero, soprattutto la mattina?), in bicicletta (ma Silvia ama la vita spericolata peggio di Vasco…), sente un rumore di fondo ancora maggiore di quello già elevatissimo del traffico stradale impazzito, la cui grammatica è scandita dal clacson.
Chi è che fa così casino? Sono loro, i sordi che si battono per il riconoscimento della Lis, la lingua italiana dei segni (non ne sapete proprio nulla? La solita “pillola” Wikipedia può venire in soccorso: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_dei_segni), come lingua ufficiale da accostare all’italiano. E’ una storia lunga questa, che meriterebbe ben più di un post. Mi fu raccontata a suo tempo da una fidanzata che nella vita faceva la logopedista e professionalmente aveva a che fare, quasi quotidianamente con questo tipo di problematiche.
Una storia che – tutta italiana nelle sue scelte miopi – racconta di come a un certo punto (cito ancora la voce Wikipedia):
Anche in Italia esiste e viene usata una lingua dei segni tra i sordi: esistono testimonianze al riguardo di educatori sordi della prima metà dell’Ottocento. Ma il Congresso di Milano del 1880 e la svolta rigidamente oralista che ad esso si accompagna impedisce che questa forma di comunicazione abbia un’ampia diffusione soprattutto in ambito educativo: proibita nelle classi si diffonde nei corridoi con un conseguente impoverimento linguistico e una conseguente mancanza di consapevolezza che la lingua dei segni italiana costituisca la lingua madre dei sordi, non inferiore alla lingua degli udenti.
Così ci siamo giocati questa possibilità di inclusione e di essere primi, ancora una volta. Infatti la questione passò sotto silenzio per quasi un secolo, fino a quando negli Stati Uniti uno studioso, William Stokoe, riscoprì quell’acqua calda che nessuno aveva considerato e grazie al suo lavoro, alle sue capacità e alla sensibilità di un governo capace di recepire certe istanze. Adesso i sordi statunitensi possono laurearsi, per esempio, presso un’università “dedicata” (la Gallaudet: https://www.gallaudet.edu/), mentre i sordi italiani devono scendere in piazza per vedersi riconoscere i diritti di cittadinanza e di inclusione basilari.
Silvia e Chiara hanno iniziato questo lavoro tre anni fa. Un lavoro del quale “mi vanto” di essere annoverato tra i produttori perché si tratta di fatto di una autoproduzione (una di quelle cose che passa sotto il nome di crowdfunding e che ha come riferimento questo sito qua: http://www.produzionidalbasso.com/), un’altra idea in qualche modo encomiabile che funziona più o meno così: voglio realizzare un progetto ma non ho i soldi per farlo. Ho bisogno di Xmila euro. Divido gli Xmila euro che mi servono in quote. Spiego via social network, mail ecc., alle persone il progetto e che per questo avrei bisogno di essere finanziato. Chiedo quindi di “prenotare” quote. Prenotare non significa che uno dà i soldi, ma che si impegna, solo nel caso il numero delle prenotazioni raggiunga la cifra stabilita, a darli. Quindi: certezza per chi realizza, certezza di vedere il “prodotto finito” – in questo caso un dvd che spero prima o dopo di avere 😉 – per chi finanzia. Così, anche per questo: brava Silvia e brava Chiara!
Ah, dimenticavo! Il sito del progetto è: http://www.segnaconme.it/ e per applaudire in Lis si fa così (si alzano le mani e si ruotano):