Sono fortunato. Sono fortunato perché in almeno un paio di occasioni nell’arco della mia vita quello che J.D. Salinger fa dire al suo protagonista ne Il giovane Holden, non è solo solo un desiderio, ma davvero potrei chiamare al telefono la persona che ha scritto il libro. La citazione di Salinger, per la cronaca è quella che segue:
Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.
Ho finito di (ri)leggere ieri Piove all’insù, di Luca Rastello. Ho conosciuto Luca qualche anno fa, in occasione di una passeggiata fenogliana sulle Langhe. Ci siamo persi di vista per un po’ – ognuno a rincorrere i suoi guai, come sempre – ma poi è successo che nel trasloco tra Torino e Massa ho perso questo suo libro con il quale, a suo tempo, avevo fatto un bookcrossing (gli avevo dato uno dei miei, di tema fenogliano appunto).
Di solito poi la rilettura è un lusso che non mi permetto, avendo da leggere mediamente per i prossimi 15 anni senza sfogliare due volte la stessa pagina, ma in questo caso posso davvero dire che ne è valsa la pena. L’incipit, folgorante, sembra scritto domani: una persona viene lasciata a casa dal lavoro da quel «campione della particella impersonale» in cui si è trasformato il capo e da lì inizia una narrazione che copre il ventennio che va dal 1958 al 1978. Anni che in Italia ci hanno fatto passare dal boom economico del dopoguerra alla stagione dello stragismo (di Stato e non).
Elementi della “questione privata” del protagonista si mescolano senza soluzione di continuità alla vicenda pubblica, dove “pubblico” è costituito da quella costellazione di date di cui è difficile fare un elenco completo: dal sequestro Moro, alle uccisioni eccellenti, alle stragi sui treni, da Piazza Fontana (1969) a Milano a quella Della Loggia (1974) a Brescia.
Sullo sfondo – ma anche spesso poeticamente in primo piano – Torino. Su cui non commento, essendo (stata) la mia città.
Grazie Luca. Ancora una volta un bel regalo.